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Il racconto delle avventurose esplorazioni
La Grotta di Nùrighe, risorgente carsica a noi nota sin dai primi vagiti del gruppo, e poi inspiegabilmente trascurata, è stata esplorata e studiata nell'arco di appena... dieci anni! Come spesso accade, si realizza ciò che non ti aspetteresti mai, ed una grotta che, viste le notevoli difficoltà di accesso e progressione vorresti finisse al più presto magari oltre la prima curva, continua invece imperterrita a snodarsi per centinaia di metri di angusta galleria, mettendo a dura prova i materiali ma soprattutto i nostri apparati muscolo-scheletrici. Infatti, nonostante le cifre parlino di dimensioni modeste, l'esplorazione e la stesura del rilievo topografico hanno richiesto tanti sacrifici e decine di ore di lavoro tra contorsioni e fatiche indicibili. Fortunatamente le tribolazioni patite, oltre a saziare la nostra irrefrenabile claustrofilia, ci hanno permesso di arrivare ad un ritrovamento importante dal punto di vista paleontologico e geomorfologico. Si tratta di un evento davvero formidabile, sia per la notevole quantità di reperti fossili, che per l'ottimo stato di conservazione in cui si trovano, e non ultimo, per le notevoli difficoltà che si presentano nel raggiungere il sito. Poichè attualmente le acque di Nùrighe hanno un utilizzo potabile, prima di ogni esplorazione ci premuriamo di ottenere le dovute autorizzazioni da parte del Consorzio intercomunale che ne gestisce l'utilizzo (Cheremule e Thiesi), oltrechè delle autorità sanitarie. Per permettere all'acqua eventualmente intorbidita dal nostro passaggio di decantare, si decide di entrare tra un'operazione di pompaggio e l'altra, fatte ad orari stabiliti. Pertanto sfruttiamo il lasso di tempo maggiore, cioè quello delle ore notturne, per l'esattezza tra le ore 22 e le 5. La vestizione richiede almeno mezz'ora dovendo indossare a secco sotto la tuta speleo la muta subacquea. Tale muta non facilita certo il superamento delle maledette strettoie che si incontrano ma e indispensabile date le condizioni di semi immersione pressochè costante nelle quali si è costretti a progredire. Viene quindi il quarto d'ora dedicato all'angolo delle invenzioni durante il quale i reduci delle esplorazioni precedenti, memori delle enormi sofferenze subite, provano, montano o indossano incredibili marchingegni nel tentativo spesso vano di rendersi più comoda la traversata. Sfilano mutandoni ricavati da grosse camere d'aria, cuscinetti para ginocchia e para gomiti, guanti di tutte le fogge, nuovi sistemi per niente infallibili di tenuta stagna e impermeabilizzazione, maschere e boccagli modificati, briglie elastiche per il trasporto a schiena del sacco personale e quant'altro una fantasia mediamente sviluppata e le torture subite abbiano suggerito. La prima esplorazione risale al 10/08/1988, quando furono Enzo, Tonino e Gianfranco ad aprire le danze, per fermarsi però di fronte alla prima strettoia a circa 40 metri dall'ingresso. All'uscita riuscirono però a descrivere chiaramente cosa si celasse oltre l'ingresso, paragonandosi a dei coccodrilli. Mai esempio è stato più eloquente! Furono talmente convincenti che ci vollero ben sette anni per organizzare una seconda spedizione. Il 13/05/1995, facendoci coraggio a vicenda vi rimettiamo piede ... pardon! pancia, stavolta in quattro: Enzo, Antonio, Alessandro e Antonello. Purtroppo dopo aver superato gloriosamente il tanto temuto ostacolo e sguazzato per alcune ore ci fermiamo di fronte ad una seconda strettoia, allungando di circa 200 metri la grotta. All'insegna del "rientra sarai più fortunato (grotta e vinci!)" si replica il 02/08/1995. Vi partecipano: Enzo, Piero ed Alessandro. Una volta oltrepassato il limite precedente, vengono percorsi ancora circa 200 metri per poi infrangere i sogni sull'ennesimo restringimento che per giunta appare semi sifonante. È in questa occasione che avviene l'incontro con un sorcio di notevoli dimensioni, il quale superate le prime perplessità di fronte a quegli strani esseri striscianti, volta le spalle e si dilegua senza nascondere una palese aria schifata. L'aver scoperto di non essere gli unici appassionati alla grotta, non ha però frenato il prosieguo delle esplorazioni e il 10/10/1996 si ritorna col duplice obiettivo di superare l'ultimo punto e di eseguire il rilievo topografico. Iniziano la lettura degli strumenti in posizioni da contorsionista Antonio ed Antonello con la convinzione di raggiungere Tore ed Alessandro che nel frattempo sono passati avanti dopo aver sorpassato la squadra di rilievo in un raro quanto provvidenziale slargo, diretti all'estremità distale della grotta. Rilevare in tali condizioni è veramente difficile e faticoso, infatti dopo avere lavorato per oltre cinque ore, decidiamo di tornare indietro convinti di non aver completato il rilievo per una manciata di metri. Siamo fuori dopo oltre sette ore di contorsioni, semi sommersi e con selve di stalattiti che, come spade di Damocle, ci minacciano dalla volta quasi mai più alta di 50-60 cm. Abbiamo giusto il tempo di cambiarci e rifocillarci che dopo circa un'ora sbucano anche gli altri due uomini-rettile. Sono, oltre che stremati, visibilmente soddisfatti: gatta ci cova!... Non solo hanno superato lo pseudo-sifone senza dover disostruire, ma hanno percorso ancora un lungo tratto per un totale di circa mezzo chilometro, fermandosi in corrispondenza di una frana che impedisce di andare avanti. Più che una buona notizia sembra un colpo basso: significa che altre lunghissime ore di scomodo e umido lavoro ci aspettano. La novità che ci fornirà lo stimolo per continuare consiste nella scoperta che le ultime decine di metri da loro esplorate sono letteralmente cosparse di resti ossei fossili presumibilmente ascrivibili a parecchi esemplari di megaceros. Vengono identificati svariati crani in ottimo stato di conservazione spesso inglobati nelle concrezioni. Lo stupore è grande, la gioia è alle stelle ma l'immensa soddisfazione non impedisce a Tore di autorizzarci a prenderlo a calci nel sedere qualora manifestasse l'intenzione di rientrare a Nùrighe. Ormai la curiosità prevale sulla fatica e dopo due settimane, il 25/10/1996, si ritorna. Antonio, Alessandro e Corrado vanno avanti per documentare fotograficamente la scoperta e cercare nel contempo di forzare la frana terminale, mentre Piero e Antonello (i fortunati!) portano avanti il rilievo. La frana è un osso duro (come i fossili...) in quanto occlude quasi interamente il già esiguo lume della grotta lasciando libero un laminatoio semi allagato lungo circa 4 metri ma alto meno di 30 centimetri. Anche il rilievo prosegue a rilento a causa dell'andamento molto sinuoso del budello. Siamo stanchi ma è necessario un altro calvario. L'8/11/1996 Franco, Piero, Alessandro e Antonello, pronunciata la formula magica, si tramutano in coccodrilli. Franco, date le dimensioni (o ha sbagliato nel pronunciare la formula?) non passa la seconda strettoia ed è costretto a uscire. Gli altri proseguono mettendo su carta un altro tratto di rilievo ed è in questa occasione che viene notato un camino, impostato su diaclasi, alto circa 4 metri e largo circa 40 centimetri che sembra essere stato occluso artificialmente dall'esterno. Questo è tuttora la nostra unica speranza di dimezzare le pene della progressione, visto che la superficie è li a pochi metri da noi. Riportando il rilievo sulla superficie esterna, è stato localizzato il punto corrispondente sul terreno, ma nel raggio di decine di metri, non vi è niente che alimenti le nostre speranze. Il rilevamento della grotta viene completato il 21/12/1996 da Alessandro e Antonello che non riescono però nel tentativo di disostruire la frana terminale. Inoltre si cerca ancora di individuare il camino, stavolta per mezzo di urla sovraumane e turpiloqui di vario genere. Tutto inutile, Vanna e Corrado nella campagna all'esterno della grotta non sentiranno nulla. L'ultima incursione è del 01/03/1997, da parte di Davide, Alessandro e Antonello ed ha lo scopo di localizzare il camino sulla superficie e di superare l'attuale limite della grotta. Il primo obiettivo verrà centrato, grazie al supporto della squadra esterna composta da Angela, Antonio, Vanna e Franco armati di "sonda vibrometro", un infernale strumento capace di sentire in profondità anche i più impercettibili rumori. Nessuna difficoltà quindi a captare le percussioni generate dalla squadra interna con mezzi molto meno sofisticati, rappresentati da semplici sassi percossi ritmicamente sulle pareti del camino, alle quali seguono in risposta percussioni altrettanto ritmiche. Ad onore dei rilevatori va sottolineato che il punto ora individuato con precisione è quasi coincidente con il precedente. Per quanto riguarda il secondo obiettivo, la frana, i risultati sono stati mediocri. Accantonata dopo vari tentativi l'idea di passare attraverso l'unico passaggio rimasto libero si dà inizio alla disostruzione della frana con l'avanzamento di circa tre metri, dopodichè si sospendono i lavori per mancanza di tempo e di energie. Hanno così termine, almeno per ora, le esplorazioni della grotta di Nùrighe. Più che una grotta, questa cavità è un simbolo, un formidabile paradigma della relatività delle dimensioni spazio-tempo: per percorrere 500 metri occorrono circa 3 ore e ci si ritrova a 200 mila anni or sono. Tuttavia i lavori non sono conclusi, ancora ci aspettano diverse escursioni, sia per approfondire gli studi e cercare di risolvere il mistero dei megaceros che per verificare cosa si nasconde oltre la frana. In merito esistono già diverse ipotesi ma, è inutile dirlo, queste non possono bastarci. |
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