< INDIETRO

< HOME

S
C
O
P
E
R
T
A
Inquadramento dell'area

L'area in studio è localizzata nella regione del Logudoro meridionale, situata a circa 35 chilometri più a sud della città di Sassari cui appartiene come territorio provinciale, ma inclusa nell'area comunale del centro abitato di Cheremule. Lungo una scarpata di circa 5 metri di altezza è situata l'apertura della grotta da cui scaturiscono le acque del Rio Nùrighe, utilizzate per l'approvvigionamento idrico del comune di Cheremule; questa situazione ha costituito una limitazione nelle fasi esplorative del condotto da parte degli speleologi.

La grotta è facilmente raggiungibile dalla grande arteria S.S.131 "Carlo Felice" che collega i maggiori centri dell'Isola, poco più di un chilometro oltre il bivio per Cheremule in località Roccamanna. La cavità non risulta altrettanto facilmente visibile, essendo coperta da una fitta vegetazione arbustiva presente quasi tutto l'anno per l'abbondanza di acqua che fuoriesce dalle fenditure della roccia.

Il costone carbonatico presenta numerose sorgenti che raccolgono le acque d'infiltrazione proveniente dal versante del M. Coronedda (600 metri circa) al contatto tra livelli marnosi e conglomeratico arenacei, questi ultimi al passaggio con il substrato vulcanitico terziario, costituito da depositi cineritico-tufacei.

Le sorgenti risultano per lo più localizzate lungo piani di frattura a direzione NO-SE che interessano il complesso carbonatico debolmente inclinato verso nord. La giacitura degli strati carbonatici e la presenza di fratture in direzione quasi ortogonale ha favorito lo sviluppo di un sistema morfologico definito a "cuestas" con una idrografia caratterizzata da incisioni cataclinali ed ortoclinali alle bancate carbonatiche.

I corsi d'acqua cataclinali risultano quasi sempre alimentati da un sistema di risorgive collocate lungo il costone carbonatico che delimita ad occidente la valle del Rio Mannu, corso d'acqua ortoclinale. Le alterne vicende erosive di quest'ultimo hanno dato origine ad una ampia area pianeggiante che si sviluppa dalle falde dell'altopiano di Campeda sino alla piana di Chilivani, ad una quota di circa 350-300 metri, interrotta da deboli rilievi collinari costituiti da vulcaniti terziarie e da conetti vulcanici di età pleistocenica. Questa superficie rappresenta un ampia area di denudazione conseguente all'arretramento delle bancate carbonatiche che progressivamente esumano la vecchia superficie d'erosione sul substrato vulcanico terziario.

Questa condizione è ancora oggi visibile per la presenza di una scarpata carbonatica che delimita ad occidente l'ampia valle del Rio Mannu, ad una quota costante di circa 50-40 metri dalla piana, articolata in parte da gradonature.

Queste ultime sono il risultato delle alterne vicende erosive che anno interessato il territorio a partire dal Pleistocene inferiore e di cui rimane testimonianza nella presenza di superfici d'erosione situate a quote differenti ed in parte fossilizzate dalle stesse colate.

Le incisioni, presenti lungo il versante carbonatico, sono il risultato dell'erosione regressiva che si imposta preferibilmente lungo le valli cataclinali delle cuestas costituendo delle ampie vallecole a fondo piatto che si aprono verso l'ampia valle del Rio Mannu ad una quota di circa 350-300 metri.

Tutta l'area risulta essere un'ampia superficie fossile di alluvionamento determinata dalle alterne fasi effusive delle colate basaltiche che hanno sbarrato il Rio Mannu a partire dagli 800 mila anni

Cartograficamente la località risulta compresa nella sezione III Bonorva della nuova I.G.M. alla scala di 1:25.000, in prossimità dell'edificio Mulino Sanna.

[da "Speleologia"]

> Introduzione
> Il racconto delle
esplorazioni
> Descrizione della
grotta
> Ambiente nel
Pleistocene
> Cronologia



Approfondimenti sulla geologia della zona
< Inquadramento
dell'area
> Geologia e
Geomorfologia