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Caratteri geologici e geomorfologici

Il condotto carsico di Nùrighe si sviluppa nei sedimenti carbonatici del Miocene, ampiamente diffusi in tutto il territorio, che poggiano sui livelli più antichi del Miocene inf. rappresentati da depositi tufaceo-cineritici di colore verde-grigio. Nella zona compresa tra gli abitati di Thiesi e Cheremule, questi sedimenti costituiscono una superficie sub orizzontale situata alla quota dei 400-450 metri, quota a cui corrispondono diverse superfici erosionali presenti nel territorio e caratterizzate da substrati differenti e di cui si è potuto definire l'età riferibile al Pleistocene medio grazie alla presenza delle colate basaltiche.

Durante il Pliocene tutta l'area del Logudoro-Mejlogu è stata interessata da una intensa attività vulcanica a carattere basico che ha prodotto numerose e ripetute colate durante un intervallo di tempo di circa 2 milioni di anni. La continuità del fenomeno ha permesso una puntuale ricostruzione degli eventi morfoevolutivi con particolare riferimento al reticolo idrografico essendo in piu punti fossilizzato dalle colate.

Il carattere perlopiù esplosivo dell'attività vulcanica ha dato origine a conetti di scorie e brevi colate laviche che hanno occupato strette e profonde incisioni sul substrato carbonatico; nell'area in studio ampie colate, quali quelle provenienti dal M. Cujaru e dal M. Austidu, sono scorse sulla superficie vulcanica oligomiocenica. Entrambe le colate mostrano una condizione paleoidrografica del Rio Mannu riferibile rispettivamente agli 800 e 400 mila anni, in cui è possibile osservare una migrazione verso ovest dell'alveo per erosione laterale al contatto con il substrato vulcanitico terziario. L'erosione differenziale tra il substrato vulcanitico terziario e le bancate carbonatiche ha portato all'arretramento verso occidente di queste ultime con conseguente esumazione di una superficie strutturale semi-pianeggiante sepolta dai sedimenti e riferibile alle prime fasi di trasgressione marina del Miocene inferiore.

Tale situazione è stata favorita da un condizione generale di scarsa capacità erosiva del Rio Mannu costretto a spostare la propria direzione di scorrimento in seguito all'effusione del M. Cujaru e seguita successivamente da quella del M. Austidu (400 mila anni) che determinerà una totale occlusione della valle.

Le vicende paleoclimatiche non porteranno a sostanziali cambiamenti in quest'area, se non nel tentativo, da parte del corso d'acqua, di ristabilire le condizioni normali di drenaggio con l'erosione regressiva dovuta alla variazione del livello di base. Gli effetti dello sbarramento del corso d'acqua sono visibili nella condizione di scarso drenaggio che ha impedito l'inversione del rilievo delle colate, favorendo un lento accumulo di materiali fini (sabbioso-siltosi) che hanno colmato le parti più depresse. Il processo di alluvionamento ha dato origine ad un unica superficie estesa alla quota dei 400-350 metri, sulla quale non sono più distinguibili le colate dal substrato. Anche per le colate scorse lungo il versante occidentale, non è possibile distinguere la conformazione, essendo ancora inserite all'interno delle paleo-valli; lo stesso fronte di avanzamento si mantiene alla quota della piana.

Questa situazione fa ben comprendere le condizioni geomorfiche generali del sito in esame, in particolare del pianoro di Nùrighe dove insistono due colate basaltiche di età differente ma effuse entrambe dallo stesso condotto localizzato nel rilievo del monte di Cheremule.

La prima fase effusiva è riferibile a 2.1/2.2 milioni di anni dal presente, ha prodotto una colata allungata secondo una direzione grossomodo nord-ovest/sud-est, di cui oggi rimane un lembo basaltico che ha originato il pianoro di M. Coronedda.

La superficie su cui è scorsa la colata si estende intorno alla quota media dei 600 metri circa, e rappresenta un lembo di quella paleo-superficie che caratterizzava l'intero territorio del nord-Sardegna durante il Pliocene sup. e di cui si ritrovano testimonianze in più parti del territorio. Data l'estensione e la frequenza di queste superfici sospese a quota intorno ai 550-650 metri si è ritenuto di definirle come superfici relitte di un paleopaesaggio del Pliocene superiore.

La seconda fase effusiva si è avuta tra 800 e 400 mila anni dai centri del M. Cujaru e M. Austidu che hanno fortemente condizionato l'evoluzione del bacino causando ripetute fasi di sovralluvionamento dei tratti a monte dello sbarramento dell'effusione basaltica.

Di conseguenza tutta l'area mostra una condizione di fossilizzazione del paesaggio per cui le stesse colate risultano indistinguibili dalla superficie su cui sono scorse.

Una terza fase effusiva si è avuta intorno ai 200-140 mila anni ha portato alla formazione delle colate del M. Poddighe, del M. Oes e del M. Cuccuruddu, situate lungo il versante ovest e come tale collocate lungo le strette valli carbonatiche ancora ben visibili, in parte fossili o sepolte dalle colate. Quest'ultima fase effusiva, circa 200 mila anni, mette in evidenza una morfologia del versante occidentale, dalla piana di Campu Giavesu fino a Cabu Abbas, non molto differente dall'attuale, mostrando versanti a cuestas e gradonature lungo il costone carbonatico.

L'effusione del M. Poddighe produce lo sbarramento del tratto occidentale del Rio Mannu che determina la formazione della piana di Campu Giavesu in quanto la stessa caldera risulta incassata lungo i paleo versanti del corso d'acqua, situati alla quota dei 400 metri.

Il M. Cuccuruddu ed il M. Oes mettono meglio in evidenza la preesistenza di un versante a "cuestas" ad occidente della piana, infatti entrambe le colate sono scorse lungo le valli cataclinali sino a raggiungere la piana in cui scorre il Rio Mannu (Ortoclinale). Entrambe le colate risultano incassate nelle paleo valli e i loro fronti basaltici risultano distinguibili dal resto della piana solo per la presenza della vegetazione arbustiva.

[da "Speleologia"]

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