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Breve storia del T.A.G.
di Antonello Mele
Settembre 1985. Il mese volge stancamente a termine. La giornata, incurante dell'autunno
che incombe, promette di essere ancora calda. E’ un lunedì mattina qualunque, destinato a
riempire un vuoto nel calendario come gli altri 364 giorni dell'abulico trascorrere thiesino.
Ma stavolta qualcosa serpeggia nell'aria. Un misterioso "virus" sta per colpire alcuni ignari
giovani, per andare poi ad infettare irrimediabilmente svariati loro amici e conoscenti che
vedranno cosi segnato il destino del loro tempo libero, non più dedicato a futili overdosi di
TV o a grandi bevute al bar, bensì a strisciare in stretti cunicoli, bui e fangosi, trovandovi
addirittura piacere e appagamento, anche se alcuni illuminati ancor oggi si chiedono: “ma chi
me lo ha fatto fare?”.
L'incontro con Antonio e Delfo è del tutto casuale, ma ciò non impedisce di soffermarci a
discutere della piacevole esperienza del giorno precedente. Eravamo reduci, assieme ad Enzo
e un folto gruppo di conoscenti, da un'escursione alquanto estemporanea a "Sa Ucca 'e su
Peltusu", cavità ubicata a Cossoine, paese noto per la presenza nel suo terra- torio di
numerose grotte e che in seguito fornirà membri determinanti per la sopravvivenza del gruppo.
La conversazione è carica di entusiasmo, ma a causa dei rispettivi impegni non può che essere
frettolosa. Viene pertanto rimandata con un laconico interrogativo: “perché non formiamo un
gruppo speleologico?”.
Seguiranno diverse riunioni quasi carbonare a casa di Delfo che culmineranno con la nascita
dell'embrione del TAG, frutto di un turpe amplesso a quattro (Delfo, Antonio, Enzo e
Antonello), che nonostante le ripetute minacce di aborto darà alla luce una bella bambina
che oggi ha 13 anni e che noi tutti chiamiamo Truma.
Povera bambina. Non ha avuto un'infanzia facile. Qualche genitore l'ha abbandonata, altri
l'hanno illusa per poi dileguarsi, ma per fortuna altri ancora li hanno sostituiti
egregiamente assicurandole le loro cure fino ad oggi.
La Truma, ha visto confluire da subito diversi interessi che, esulando dalla speleologia,
vero e proprio settore trainante, spaziano dall'archeologia al free climbing, dall'ecologia
all'ambiente naturale in genere, tutti aspetti in apparenza contrastanti, ma che in
realtà sono complementari tra loro.
Tornando all'attività principe del gruppo, la speleologia, questa inizia in maniera del tutto
pionieristica e autodidattica: "self made" come direbbero gli yankee. Non per scelta, bensì
per esigenza. Infatti non si avevano ancora contatti con altri gruppi, dei quali in verità
si ignorava perfino l'esistenza.
Di conseguenza si era a corto di attrezzature e digiuni di tecniche.
Tuttavia è stato questo il periodo più affascinante, perché vissuto alla giornata.
All'occorrenza si approntavano le attrezzature che di volta in volta si rendevano necessarie.
I caschi utilizzati, ad esempio, erano quelli da cantiere, con luce elettrica alimentata da
una pila piatta, soppiantata solo in seguito da un impianto ad acetilene, a sua volta
autocostruito. Ugualmente artigianale era la scaletta a pioli di alluminio a sezione quadrata
e cavetto d'acciaio da 5 mm utilizzata per discendere un pozzo appena scoperto a "Su Puttu
'e Mammuscone'' Altrettanto improvvisata era la discesa al ''Disterru Orgolesu", tentata con
la tecnica di... braccia! e fortunatamente abbandonata dopo pochi metri.
Insomma, un Vero gruppo “no limits”.
Col tempo si allarga l'orizzonte delle conoscenze umane e tecniche, anche grazie ai contatti
con altri gruppi, in particolare Gruppo Speleo Archeologico Villanovese
e Gruppo Speleologico Sassarese.
Questo ci porterà via via a migliorarci, costituirci in gruppo, entrare prima nella
Federazione Speleologica Sarda, poi nella Società Speleologica Italiana, per culminare con i
corsi di I livello portati a termine nella nostra scuola di speleologia.
[ da SPELEOMANTES - Antologia del TAG - 1997 ]
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